La prima volta che ho assaggiato la grappa avevo circa 20 anni, vivevo a Udine e sulla bottiglia c’era scritto Nonino.
Ero alla scoperta dei prodotti friulani e, dopo Montasio e San Daniele, era il turno della grappa. La commessa del negozio mi aveva consigliato quella bottiglia ed io, totalmente ignorante in materia di distillati, mi sono fidata e ho fatto bene.
Per anni non ho più ripensato a quel momento, finché non ho iniziato a vedere i video di Francesca Bardelli sui social.
Ho pensato che fosse giusto per un marchio storico, ben 125 anni di distillati, approcciarsi in modo più moderno con la clientela. Poi vado sul sito, faccio un po’ di ricerche e scopro che, in realtà, loro moderni lo sono da sempre, non per convenienza, ma proprio nel DNA.
Facile parlare di coerenza quando si crea un brand oggi (da zero) con tutte le accortezze, riuscire ad essere coerenti per più di un secolo significa solo una cosa: autenticità.
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Nonino, la modernità prima che fosse “cool”
Le donne
Negli anni quaranta Silvia Milocco, diventa la prima donna Mastro Distillatore della storia (aprendo la strada alla nuora Giannola e alle nipoti Cristina, Antonella ed Elisabetta) e prendendo in seguito le redini della distilleria.
La ricerca della qualità
Nel ’73, quando tutti mischiavano i vitigni di scarto senza criterio, Benito e Giannola creano la prima grappa monovitigno (prima di una lunga serie), con processi di produzione più accurati per garantire una migliore qualità del prodotto finale. Inizia la trasformazione della “cenerentola dei distillati” in Regina, riconosciuta in tutto il mondo.
La biodiversità
Nel ’75 viene istituito il Premio Nonino Risit d’Aur da assegnare a vignaioli e studiosi impegnati nella tutela di vitigni autoctoni in via d’estinzione. L’anno successivo Giannola inizia l’iter per il riconoscimento dei vitigni. Slow Food viene fondata più di 10 anni dopo, così per dire!
Influencer marketing e packaging
Per cambiare l’opinione popolare che credeva la grappa un blando sottoprodotto del vino, un distillato povero e poco elegante, Giannola ha messo in piedi un’operazione di influencer marketing ante litteram.
Prima di tutto si è puntato molto sul packaging, ampolle di vetro soffiato con etichette firmate a mano, dando l’idea di un prodotto di lusso già al primo sguardo.
Poi si sono spedite bottiglie a personaggi come Gianni Agnelli, Sandro Pertini, Eugenio Scalfari, Indro Montanelli, Marcello Mastroianni e Sean Connery. “Se convincevo loro, loro mi avrebbero aiutato a convincere tutti gli altri” Giannola docet.
Ricordate che siamo negli anni ’70, non nel 2022!
Innovazione
Negli anni ’80 aumentano il numero di alambicchi, da 12 a 24 (oggi sono 66), mentre le altre distillerie ne hanno tutt’ora al massimo 12.
Il perché ce lo spiega Francesca in questo post su Instagram, spoiler ha a che fare con l’amore…
Esclusività
Nell’84 creano la prima Acquavite d’Uva della storia (ÙE® Picolit), distillando uva intera del vitigno autoctono Picolit, sotto concessione speciale del Ministero. Dopo il loro successo molte altre aziende si sono cimentate nella distillazione di uva intera.
Il presente
Documentari, interviste, iniziative benefiche, premi e riconoscimenti che vanno oltre i confini nazionali (migliore distilleria del mondo nel 2019) e persino la prima influencer della grappa.
Sto parlando di Francesca Bardelli, pronipote di Silvia, che grazie ai video esplicativi sui social, riesce ad avvicinare alla grappa anche le generazioni più giovani.
Il suo seguito e la sua fama, non sono dovuti solo alla sua disinvoltura e bella presenza, ma trasmettono tutta la passione e la storia di questa incredibile famiglia, fatta di precursori e visionari.
Con una storia del genere si possono tranquillamente affermare concetti come questo:
“La prima finalità del nostro impegno, in un’epoca in cui il profitto sembra essere la misura dominante di ogni successo, non è mai stato il guadagno, ma l’impegno per il miglioramento continuo, per la ricerca esasperata della qualità, per l’innovazione, per la produzione della migliore Grappa del mondo”
Giannola Nonino (dal sito web).
La lezione di Nonino
Ma qual’è il mio scopo per scrivere un articolo del genere? Cosa possiamo imparare da tutto ciò?
- Senza passione non ci può essere innovazione
- Se si ha la passione si può tranquillamente imparare la tecnica
- Se si ha passione e tecnica viene spontaneo comunicare e si risulta credibili
Spesso mi trovo davanti ad imprenditori che non ci vogliono mettere la faccia, ma poi riempiono il sito di tradizione, innovazione, sostenibilità e altre parole alla moda, sperando di colmare i vuoti di significato delle loro aziende.
Tutto ciò fa venir quasi voglia di dare ragione a chi afferma che l’unico scopo dell’imprenditore sia il guadagno. Non che io abbia niente contro il guadagno, ma è palese che da solo non ha mai portato a nessun risultato di cui andare veramente fieri.
Impariamo dai migliori, usiamo solo parole che ci rappresentano davvero e fungono da bandiera per le nostre azioni concrete, verificabili da tutti. Solo così potremo essere tutti un po’ più credibili, in mezzo alla folla che, nella pazza ricerca dell’ultima moda, si perde per strada l’identità.
Facciamoci un bel bagno di coerenza.
Buona sperimentazione!